FROM THE NETWORK
PIU' DONATORI PER SCONFIGGERE LA LEUCEMIA
img
Il trapianto di cordone, per quel 35% di pazienti per i quali non si trova un midollo - dice l'oncoematologo Alessandro Rambaldi, presidente GITMO , rappresenta uno strumento formidabile , anche perchè i risultati di questa tecnica sono migliorati negli ultimi anni; si tratta inoltre di una opzione molto importante per le minoranze etniche, che non trovano compatibilità facilmente, sia perché magari hanno pochi familiari nel nostro Paese, sia perché ci sono difficoltà anche con i registri.




In Italia ogni anno vengono diagnosticati oltre 8mila tumori del sangue. Il 50% dei casi potrebbe essere curato con il trapianto di midollo osseo, ma gli italiani disposti ad offrire il proprio aiuto sono appena 350 mila: troppo pochi per garantire a tutti la compatibilità necessaria. Così solo il 65% dei richiedenti riesce ad ottenere un intervento, soprattutto grazie alla rete mondiale delle donazioni e ai volontari che volano all'estero per recuperare le cellule necessarie. Eppure, con più fondi e uno sforzo di sensibilizzazione si potrebbe fare molto di più.

Costretti a sperare nella solidarietà dall'estero

ROMA - Piccole borse frigo in plastica che attraversano i gate di imbarco degli aeroporti e volano sopra le frontiere per portare la cura a chi è rimasto con una sola speranza, il trapianto di midollo. La caccia alla compatibilità tra chi è malato e chi dona fa spostare ogni giorno centinaia di questi contenitori sanitari da un paese all'altro. E l'Italia è tra quelli che vedono più viaggi in entrata.

Del resto da noi l'80% dei pazienti che fanno l'infusione per curare le leucemie o le altre malattie del sangue riceve le cellule dall'estero. Un dato che fa comprendere quanto bisogno ci sia di donatori, ma che non è quello più drammatico, perché teoricamente i midolli necessari si potrebbero acquisire tutti in altri Paesi. Il punto preoccupante è un altro: per quasi un malato italiano di tumori del sangue su tre non si riescono a trovare le cellule, né da noi né all'estero. Così si fanno 1700 trapianti all'anno a fronte di 1800 casi in più di leucemie acute, e alla fine solo nel 50% dei casi si può davvero intervenire con un trapianto di midollo. E allora bisogna lavorare molto di più per far comprendere ai cittadini l'importanza della donazione, in particolare quella dei giovani, che possono mettere a disposizione cellule più efficaci. Il cambio di mentalità, così, va accompagnato anche da un cambio generazionale. Proprio in questi mesi al Centro nazionale sangue e al Centro nazionale trapianti si sta lavorando per migliorare il sistema di raccolta delle donazioni, ma la strada da fare è ancora lunga.

Pochissimi donatori al sud. In Italia chi vuole essere inserito nella lista dei donatori di midollo deve passare una serie di esami, quelli necessari alla tipizzazione che permette di valutare le compatibilità fra donatore e ricevente. Fino al 2014 questi accertamenti, che possono costare tra i 100 e i 200 euro (prezzo è in calo grazie ai miglioramenti scientifici), erano a carico delle Regioni. Ed ecco il primo scoglio. Visto che non tutti i sistemi sanitari locali sono in buone condizioni economiche, quella spesa per qualcuno evidentemente negli anni non è stata una priorità. E così non si sono dedicate molte energie alla raccolta. Risultato? In Campania ci sono 1,15 donatori ogni mille abitanti tra i 18 e i 54 anni, in Sicilia 3,8, nel Lazio 4,16. Dati disperanti rispetto a quelli di altre realtà italiane come la Sardegna (quasi 23 su mille) e il Veneto, 21,2.

I numeri si riferiscono al 2014 e sono del Registro italiano donatori di midollo osseo del Galliera di Genova. È qui che vengono inseriti i nomi di tutte le persone che intendono mettere a disposizione le proprie cellule. Problemi economici e di conseguenza anche organizzativi fino ad oggi hanno impedito al sistema italiano di decollare e si spera che grazie a un fondo nazionale dedicato da 3 milioni di euro le cose migliorino. Non si tratta di molto denaro e non è detto che basti. Il rischio è di continuare ad avere un imbuto, con potenziali donatori che non vengono tipizzati per carenza di fondi. Oltretutto fino a ora questa operazione veniva fatta in sedi diverse, tra l'altro con costi diversi. E invece si vorrebbe tipizzare in una sede sola.

Come funziona. I reparti di ematologia che hanno bisogno del midollo per un trapianto si rivolgono al Registro di Genova. La responsabile è Nicoletta Sacchi. "Appena arriva una richiesta apriamo una ricerca in tutto il mondo - spiega - Troviamo le compatibilità e le sottoponiamo ai clinici che ci hanno contattato. Ovvio che se ci sono nomi italiani questi spesso vengono preferiti per ragioni anche logistiche. A quel punto si ricontatta il donatore chiedendo se è sempre disponibile e si fanno altri esami per valutare tutti gli aspetti sanitari. Per avere le cellule a disposizione ci possono volere una sessantina di giorni, più o meno lo stesso tempo necessario per acquisire il midollo all'estero". Anche qui entrano in ballo i soldi. Prendere il midollo da un Paese estero costa tra i 15 e 20mila euro. Avere più donatori italiani permetterebbe evidentemente a risparmiare. "Sì ma questa non è la cosa più importante - dice sempre la dottoressa Sacchi - Più donatori italiani significherebbero soprattutto un vantaggio dal punto di vista genetico, che incrementerebbe la percentuale di riuscita dei trapianti". Un dato sanitario fondamentale.

Al registro italiano sono iscritti 350mila donatori, un numero lontano anni luce da quello della Germania, che ne ha ben 6 milioni ed è il principale esportatore del mondo, dove in tutto ci sono 25 milioni persone iscritte nei registri. Il merito del boom di donatori tedeschi è un forte investimento in questo settore affidato ad una società privata che fa una incisiva campagna promozionale. Del resto cedere cellule midollari agli altri Stati porta soldi, come abbiamo visto. L'Italia è al livello di altri Paesi europei ma ha il problema dell'età media dei donatori, che è piuttosto alta. Nella fascia di età 18-25 anni gli iscritti sono molto pochi.

In tutto nel 2014 di quei 350mila donatori ne sono stati usati 127 nel nostro Paese mentre 42 sono stati spediti all'estero. Quelle importate sono state invece 566, la maggior parte dei quali proprio dalla Germania. Ma ci sono anche viaggi dagli Stati Uniti e, addirittura, dall'Australia verso ll'Italia. Riguardo a chi riceve l'infusione, c'è stato un aumento in particolare degli ultrasessantacinquenni, che un tempo non venivano curati in questo modo per rischi connessi all'età. Le nuove tecniche sono più sicure e quindi tra i pazienti ci sono anche gli anziani. Mentre calano leggermente i più giovani.

Leggi anche:

"Trapianto possibile solo in un caso su due"
"Come si diventa donatori."
"Sopravvissuta, per il momento"

clicca qui: inchieste.repubblica.it