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STUDI CLINICI SULL'UTILIZZO DELLE CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE PER LA CURA DELLA PARALISI CEREBRALE INFANTILE (PCI)
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Il CNS intervista il dott. Paolo Rebulla




Con il termine Paralisi Cerebrale Infantile (PCI) si intende un insieme di disturbi neurologici persistenti ma non progressivi della postura e del movimento conseguente a una lesione del sistema nervoso centrale. Le cause del danno neurologico sono molteplici (malattie genetiche, emboli, emorragie, mancanza di ossigeno al sistema nervoso centrale, ecc.) e possono comparire in diversi periodi della vita del neonato/bambino (usualmente nei primi tre anni). Benché attualmente non esista una cura definitiva della paralisi cerebrale infantile, sono disponibili numerosi trattamenti, effettuati a misura del singolo paziente, mirati al miglioramento funzionale della postura e/o alla riduzione del tono muscolare e dei deficit intellettivi, motori e sensoriali presentati dal soggetto.

In anni recenti, accanto al trattamento classico della patologia, sono stati sviluppati studi per affrontare la malattia con un approccio innovativo, basato sull’utilizzo delle cellule staminali.

La prima ipotesi di correzione del danno cerebrale perinatale utilizzando il sangue del cordone ombelicale a scopo neurorigenerativo risale al 2002; mentre il primo caso di utilizzo di cellule staminali del sangue cordonale in un bambino colpito da paralisi cerebrale è quello pubblicato nel 2009 dal Prof. A. Jensen, dell’Università tedesca di Ruhr, Bochum. In questo caso le cellule staminali autologhe provenienti dal cordone ombelicale dello stesso bambino sono state iniettate per riparare il danno cerebrale causato da un arresto cardiaco. Nel successivo periodo di osservazione clinica, con l’ausilio della terapia riabilitativa, sono stati osservati progressivi miglioramenti nello sviluppo psicomotorio del piccolo paziente.

E' invece dello scorso luglio la notizia che una bambina italiana di 20 mesi, affetta da paralisi cerebrale infantile da stroke perinatale, ha ricevuto (grazie all’elevata quantità delle cellule) due infusioni di cellule staminali del proprio cordone ombelicale precedentemente raccolto e conservato. Anche se i medici dicono che è troppo presto per parlare di successo sembrerebbe che il trattamento abbia portato ad un miglioramento dal punto di vista cognitivo e delle capacità di movimento, recuperando anche la capacità di parlare. Il trattamento è stato eseguito negli Stati Uniti dal team della Dr. Joanne Kurtzberg nell’ambito di una ricerca, iniziata nel 2008, che ha come obiettivo l’analisi degli effetti delle cellule staminali da cordone ombelicale nella rigenerazione neuronale.

Nonostante gli incoraggianti risultati presentati dagli autori di questi studi, resta comunque da notare che siamo solo all’inizio e che è necessario raccogliere i risultati degli studi ancora in corso, raggiungendo un numero di casi consistente ed adeguato per valutare la sicurezza e l'efficacia terapeutica. Inoltre, permangono alcuni interrogativi su quale sia la fonte migliore di cellule staminali e su quale ambito la ricerca scientifica debba concentrare i suoi sforzi per questo il Centro Nazionale Sangue ha rivolto una serie di domande al dott. Paolo Rebulla esperto di fama mondiale nel campo si staminali emopoietiche e già direttore della Milan Cord Blood Bank, una delle prime banche di conservazione di staminali cordonali raccolte in modo solidaristico fin dal 1994.

INTERVISTA AL DOTT. PAOLO REBULLA:

Esiste una evidenza conclusiva riguardo la sicurezza e l’efficacia delle cellule staminali emopoietiche autologhe rispetto alle allogeniche nel trattamento della paralisi cerebrale infantile?

Quante sono le staminali necessarie da trasfondere per il trattamento?

Che opzione terapeutica avrebbero I bambini per i quali non è stato conservato il sangue del proprio cordone ombelicale?

Per le risposte del dott. Rebulla visita il sito del Centro Nazionale Sangue, clicca qui