E' possibile grazie alla donazione di sangue, di midollo osseo e di sangue cordonale. Nel 2016 sono stati 700 i trapianti allogenici di cellule staminali emopoietiche effettuati in Italia.
Mentre una parte dei pazienti affetti da patologie onco-ematologiche può guarire grazie alla chemioterapia e alla radioterapia, per quelli affetti da malattie potenzialmente letali (es. leucemia, linfomi, mielomi, le talassemie, malattie autoimmuni, la donazione di cellule staminali del sangue (emopoietiche) rappresenta l'unica speranza di guarigione, per creare un nuovo tessuto ematopoietico – immunologico con le cellule staminali sane di un donatore.
Poiché la compatibilità è molto rara (25-30% tra fratelli – 0,001 (1 ogni 100mila tra non consanguinei), sono necessari un grande numero di donatori. Presso il Policlinico Umberto I di Roma esiste un Reparto di ematologia dove, ormai da molti anni, vengono effettuati i trapianti di cellule staminali ematopoietiche da donazione sia di sangue (definito più genericamente 'da sangue periferico'), sia di midollo osseo e di sangue cordonale, cioè prelevato dal cordone ombelicale del neonato, subito dopo la nascita, grazie ad un atto di generosità della neomamma! Al Policlinico Umberto I di Roma vengono effettuati in media 30-40 trapianti di cellule staminali ematopoietiche all'anno, compresa la casistica pediatrica e quella adulta (con prevalenza degli adulti). Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Serelina Coluzzi, responsabile della UOS Immunoematologia Speciale del Policlinico Umberto I di Roma, struttura sita in via Chieti 7 e afferente alla UOC di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale della Prof.ssa Gabriella Girelli, modalità, procedure, successi e rischi legati alla donazione e al trapianto di queste cellule così preziose. "Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche per la prima volta è stato effettuato alla fine degli anni '60, da allora ovviamente sono cambiate le procedure, le tecniche, i farmaci che vengono utilizzati anche per le parti di preparazione al trapianto e sono state introdotte anche altre modalità di prelievo. Mentre prima si poteva fare un trapianto utilizzando soltanto le cellule staminali midollari, adesso sappiamo che le cellule staminali emopoietiche possono essere prelevate anche dal sangue periferico, quindi nel donatore vengono mobilizzate con dei farmaci, vengono immessi in circolo e vengono portate ad una concentrazione adeguata per poter poi essere usata ai fini trapiantologici e possono essere trovate anche all'interno del sangue placentare, quindi con la donazione di sangue di cordone ombelicale." Trapianto di cellule staminali: di cosa si tratta? "Il trapianto di cellule staminali emopoietiche è una procedura che prevede praticamente la ripopolazione del midollo osseo del paziente affetto da una patologia prevalentemente di tipo onco-ematologico, anche se ci sono delle patologie non ematologiche che attualmente ne possono beneficiare; consiste nella sostituzione del midollo malato che viene ripopolato dalla cellula staminale di un donatore sano". Qual è la fonte maggiore di cellule staminali? "Attualmente la maggior fonte deriva dal midollo e dal sangue periferico. Quella cordonale è una piccolissima parte, e non perché ne abbiamo poco ma perché, seppur il sangue di cordone presenti alcuni vantaggi, in realtà quasi sempre la quantità di sangue che è bancabile, cioè che è possibile mettere da parte è poca per poter essere utilizzata in quantità sufficiente ad ottenere poi l'effetto desiderato dal ricevente". Sappiamo che esiste il trapianto autologo e quello allogenico. Quale la differenza? "Il trapianto di cellule staminali può essere di tipo autologo quando la cellula staminale proviene dallo stesso paziente, da cui viene prelevato in una fase di malattia in cui il midollo non è interessato dalla malattia stessa, viene trattato, purificato in un determinato modo e viene poi rinfuso nel momento opportuno al paziente stesso". "Oppure, più spesso, è un trapianto di tipo allogenico, cioè il donatore è diverso dal paziente, come per esempio un donatore in ambito familiare, un donatore di sangue cordonale o, ancora, un donatore di Registro". Come vengono scelti i donatori? "La prima scelta ricade nell'ambito familiare, quindi tra fratelli, però questo può essere possibile soltanto nel 25-30% dei casi. Quindi, in media, poco più di un paziente su quattro può beneficiare di una donazione all'interno della sua famiglia. Più recentemente si è ricorsi anche alla procedura del trapianto così detto aploidentico, è il caso in cui il donatore è per metà geneticamente uguale al paziente". Focus sul malato: come si prepara il paziente al trapianto? "Il paziente per ricevere le cellule staminali ha subito un Protocollo di Condizionamento che consiste nell'infusione, nella settimana precedente al trapianto, di farmaci ed eventualmente anche di terapia radiante, necessari per creare le condizioni ideali affinchè le cellule staminali, una volta infuse, possano procedere secondo il fenomeno così detto dell'homing. Questo processo è fondamentale perché permette alle nuove cellule trapiantate di 'tornare a casa', nella nicchia all'interno del midollo osseo dove poi iniziano a proliferare, ripopolandolo di cellule sane, e a differenziarsi. Le nuove cellule sane, infatti, daranno poi origine a tutti gli elementi corpuscolati del sangue, globuli rossi, bianchi, tutta la sottopopolazione dei globuli bianchi e le piastrine." Focus sulla donazione di cellule staminali e sul donatore "Queste cellule staminali vengono infuse, dopo essere state prelevate in anestesia, di solito con punture multiple delle ossa del bacino, previo ricovero che dura al massimo 48 ore". Esistono rischi per il donatore di midollo osseo? "Non ci sono grossi rischi che, comunque, vengono sempre attentamente valutati. Il donatore viene sottoposto ad una serie accuratissima di esami, a colloqui psicologici e ad una valutazione clinica e laboratoristica estremamente attenta e scrupolosa. I rischi sono generici, quasi sempre legati all'anestesia ma che vengono attentamente valutati pre-donazione dall'anestesista. Inoltre, si può accusare dolenzia nel punto del prelievo nelle ore successive alla donazione che però viene assolutamente controllato con l'uso di comune terapia anti-infiammatoria e antidolorifici". La donazione di midollo può creare problemi al donatore per mancanza di parte di midollo? "Al donatore non viene a mancare nulla. Le caratteristiche ematologiche del donatore vengono sempre valutate attentamente prima di poter accedere alla donazione". Chi ha già fatto una donazione, quante volte può donare? "Normalmente la donazione viene effettuata una sola volta per un donatore non consanguineo e, una volta effettuata la donazione, il donatore non può ridonare, a meno che non debba fare una raccolta di linfociti da sangue periferico per poter andare a, per lo stesso paziente per il quale donò le cellule staminali, consolidare il risultato di un trapianto. Invece, il donatore del Registro potrà donare nuovamente per un consanguineo, qualora si rendesse necessario". Fonte: PoliclinicoNews.it
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