Adisco Parma finanzia la borsa di studio per studiare il miglior sistema di conservazione
Il cordone ombelicale racchiude un regalo prezioso: le cellule staminali che, grazie alla loro capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo umano, sono oggetto di continue attenzioni da parte dei ricercatori volti ad aprire nuove frontiere nella cura delle malattie. Ma le cellule staminali, per preservare questa loro duttilità, vanno trattate con particolare cura ed è proprio sul metodo di conservazione che si è sviluppata una collaborazione tra l'associazione Adisco e l'Unità di Ematologia e Ctmo dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria diretta da Franco Aversa.
"Adisco – spiega la presidente della sezione regionale, Maria Giovenzana – è da oltre vent'anni impegnata a promuovere la donazione del cordone ombelicale e ha fra i propri obiettivi quello di sostenere la ricerca scientifica sulle cellule staminali, cellule che potremmo considerare un vero e proprio elisir di lunga vita per l’importanza che rivestono nella cura di molte patologie e nella riuscita dei trapianti". E l'impegno annunciato si è tradotto in un sostegno concreto alla ricerca: grazie ai fondi raccolti in occasione del concerto benefico del pianista francese François Joel Thiollier, tenutosi lo scorso aprile all'Auditorium del Carmine al quale ha aderito anche l’associazione Inner Weel, è stata finanziata una borsa di studio con lo scopo di valutare nuovi protocolli di crioconservazione delle cellule staminali ematopoietiche. Il sangue cordonale, come spiega il prof. Franco Aversa, è una preziosa fonte di cellule staminali ematopoietiche (CSE) capaci di produrre tutte le altre cellule del sangue. Al momento del parto il sangue cordonale viene prelevato dal cordone e bancato mediante una tecnica che consente la conservazione di tali cellule, abbreviate con la sigla CSE, anche per lunghi periodi, a basse temperature in azoto liquido. Per garantire l’integrità di tali cellule in fase di congelamento vengono tuttavia utilizzati dei crioprotettori che per le cellule staminali del sangue vanno sotto il nome di dimetilsulfossido (DMSO). Ma il Dmso, a seconda del tempo e della temperatura di congelamento, è un protettore che può risultare tossico per le cellule stesse e indurre effetti collaterali nei pazienti. Scopo dello studio che verrà portato avanti presso il Laboratorio di Manipolazione CSE e Citofluorimetria dell'Unità di Ematologia e CTMO dell'Ospedale di Parma dalla biologa Chiara Schifano è proprio quello di valutare metodi di conservazione che riducano la percentuale di crioconservante nella soluzione di congelamento al fine di preservare al meglio le cellule staminali. Perché miglior vitalità per le cellule significa miglior benessere per i pazienti. Fonte: Parma Today |