Comunicato stampa: una stima di popolazione per 818.902 pazienti italiani e 26 tipologie di tumore
viano, 5 novembre 2014 – Un quarto della popolazione italiana cui è stato diagnosticato un tumore tra il 1985 e il 2005 ha – oggi – la stessa aspettativa di vita rispetto a chi non ha mai contratto neoplasie.
È, quindi, agli effetti misurati dalla statistica, «guarita». È quanto emerge dalle risultanze di uno studio di vaste proporzioni che il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, ha condotto su oltre 800 mila pazienti. Per giungere a tali conclusioni gli autori si sono avvalsi della collaborazione e dei dati dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM). Nella necessità di offrire una risposta basata sui numeri ai quesiti «quanti sono i pazienti guariti dal tumore» e «quanti anni debbono trascorrere dalla diagnosi affinché un paziente possa ritenersi guarito», gli epidemiologi hanno utilizzato – tra i primi al mondo – modelli matematici capaci di misurare quattro parametri fondamentali: le proporzioni di pazienti che raggiungeranno identico tasso di mortalità della popolazione generale; le proporzioni di pazienti prevalenti che non moriranno come conseguenza del loro tumore; il tempo necessario a raggiungere una probabilità superiore al 95% di sopravvivere nei 5/10 anni successivi; e, infine, la percentuale di pazienti che vive, dopo la diagnosi, da un numero di anni superiore alle soglie di cui sopra. I risultati dello studio CRO – AIRTUM - ISS (finanziato dall’AIRC - Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) hanno consolidato e ampiamente confermato che i tumori hanno effetti assai differenti sulle aspettative di vita. «Si consideri a questo proposito – precisa Luigino Dal Maso, epidemiologo del CRO e responsabile dello studio – che dei pazienti con tumore del colon retto, oltre l’80% non morirà a causa del tumore. La guarigione viene infatti raggiunta dopo circa 8 anni dalla diagnosi negli uomini e 7 nelle donne. Circa il 40% delle donne e il 30% degli uomini diagnosticati tra il 1985 e il 2005 sono oramai guariti». Le differenze sulle aspettative di vita trovano riscontro anche nelle donne con tumore alla mammella perché, dice ancora Dal Maso, «oltre il 70% di esse non morirà a causa della malattia, ma occorreranno quasi 20 anni affinché le pazienti possano ritenere d’aver raggiunto un’attesa di vita simile alle non ammalate. Una lunga attesa – ha concluso lo studioso – che fa sì che le donne guarite siano il 12%». Per il tumore della prostata, la percentuale degli uomini che non morirà a causa della malattia supera il 60%. Per altri tumori, invece, la guarigione si raggiunge in meno di 5 anni (testicolo, tiroide) -mentre per altri un eccesso di rischio si mantiene per oltre 20 anni (laringe, vescica, linfomi non-Hodgkin, leucemie e mielomi). «L’oncologia – è l’ulteriore commento – assorbe circa il 50% del budget della Sanità in tutti i Paesi industrializzati. Un ulteriore riscontro e convalida dei risultati di questo studio a livello internazionale potrà permettere una organizzazione più efficiente dei servizi assistenziali indirizzati a molti pazienti oncologici –o meglio a molti ex-pazienti. Se da un lato gli oncologi, forti anche di questi importanti riferimenti epidemiologici, possono proseguire le riflessioni per un ripensamento delle linee-guida per l’osservazione e le visite di controllo da proporre molti anni dopo la malattia, la migliore e più importante notizia è per chi, oggi o domani, dovrà incrociare il proprio cammino con la malattia: il tumore è curabile, da un tumore si guarisce». Con quale percentuale ce lo ha detto analiticamente lo studio condotto dal CRO assieme all’AIRTUM e all’ISS. Le stesse risultanze, seppur empiricamente, possono essere sovrapposte al numero delle persone oggi viventi, in Italia, dopo una diagnosi di tumore (circa 2,9 milioni). Fonte:LeScienze.it |