E’ stata condotta una revisione della letteratura atta ad evidenziare i più recenti ed importanti sviluppi nel rilevamento e nella valenza del test della cosiddetta patologia minima residua (MRD) nei pazienti con leucemia mieloide acuta, nonché il suo impatto sulla tempistica del trapianto di cellule staminali ematopoietiche.
Lo European LeukemiaNet MRD Working Party ha recentemente pubblicato linee guida per aiutare a standardizzare questi test, utilizzando la citometria a flusso e tecniche molecolari. La tempistica della valutazione della MRD e la scelta dell’esame e delle soglie per riportare risultati positivi sono parimenti importanti. I pazienti che MRD-positivi in modo conclamato sono caratterizzati da una prognosi negativa, ed andrebbe considerata la selezione di un regime mieloablativo piuttosto che un regime ad intensità ridotta, laddove appropriato, offrendo anche una terapia di mantenimento post-trapianto. Secondo gli esperti la MRD andrebbe considerata come una variabile dinamica, dato che l’uso del risultato dell’esame della MRD porta ad una maggiore specificità ed ad un elevato potere predittivo per le recidive. E’ poco chiara la misura in cui la MRD posssa avere un impatto sulla tempistica dei trapianti di cellule staminali allogeniche, o se questo impatto esista del tutto. Attualmente non sono disponibili studi randomizzati già pubblicati per aiutare a guidare il medico in questa situazione, e pertanto il processo decisionale dovrebbe essere individualizzato. (Curr Opin Hematol online 2019, pubblicato il 9/9 doi: 10.1097/MOH.0000000000000543). Fonte: PopularScience |