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Come fa la mamma a nutrire il feto? Lo rivela il chip
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Riproduzione in chip della placenta




Cosa riusciamo a fare oggi con la tecnologia e la ricerca è semplicemente straordinario. Non è il primo e non sarà sicuramente l’ultimo organo su chip, ma è la prima nel suo genere, una placenta. La sua riproduzione su chip ricrea a livello microscopico il funzionamento di questo organo fondamentale nella gravidanza e permette di studiare in dettaglio il passaggio delle sostanze nutrienti dalla madre al feto.

Grazie a questo prototipo di placenta, i ricercatori possono studiare il mini organo in attività per comprendere come gestisce tutto il traffico di sostanze. Queste informazioni potrebbero aiutare a comprendere lo stato di salute della placenta e a migliorare la gestione della gravidanza. I ricercatori hanno realizzato la placenta su chip utilizzando una membrana semipermeabile tra due minuscole camere, una riempita con cellule materne derivate da una placenta vera, l’altra riempita con cellule fetali derivate da un cordone ombelicale. La mini placenta ha mostrato di riuscire a trasferire, proprio come avviene tra madre e feto, il glucosio (prodotto dall’organismo durante la trasformazione dei carboidrati in energia) tra i due “vani”.

Descritta sulla rivista Journal of Maternal-Fetal & Neonatal Medicine, è stata realizzata da un gruppo di ricerca coordinato dai National Institutes of Health (Nih) americani. La placenta è un organo temporaneo che si sviluppa durante la gravidanza e funziona da “posto di controllo e filtro” per le sostanze che “viaggiano” tra madre e feto. Per esempio, fa passare le sostanze nutritive e l’ossigeno, ma blocca e allontana sostanze pericolose per il feto, come inquinanti, alimenti nocivi, batteri, virus e alcuni farmaci. Quando la placenta non funziona correttamente ci sono conseguenze sia per la salute della mamma sia per quella del bambino. Tuttavia, studiare la placenta umana durante la gravidanza non è semplice ed è potenzialmente rischioso per il feto. Per queste ragioni, finora le ricerche si sono basate sugli animali o su cellule umane coltivate in laboratorio.

Articolo preso da Popular Science