La prognosi di una leucemia o di un linfoma T-cellulare aggressivo (ATL) rimane infausta per via delle frequenti infezioni e della farmacoresistenza. La chemioterapia a dosi intensificate seguita dal trapianto di cellule staminali ematopoietiche non è riuscita a migliorare la prognosi dei pazienti con ATL, ma è stato rivelato per la prima volta che il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (allo-HCT) potrebbe migliorare la loro prognosi.
Un recente studio ha dimostrato che un trapianto di cellule staminali ad intensità ridotta mediante sangue periferico è praticabile per i pazienti anziani e, inoltre, la prognosi dei pazienti in remissione che ricevono trapianto di sangue cordonale è recentemente migliorata, ed è equivalente a quella dei pazienti che ricevono trapianti da altre fonti di cellule staminali. Per quanto riguarda la tempistica dell’HCT, i pazienti sottoposti a trapianto precocemente sono andati incontro ad esiti migliori rispetto a quelli che lo hanno fatto tardivamente. Sulla basse dell’analisi dei pazienti con ATL aggressivi, compresi quelli che hanno ricevuto trapianti, sono stati identificati 5 fattori prognostici negativi, fra cui ATL di tipo acuto, status della performance scarso, elevati livelli di recettore solubile per IL-2, ipercalcemia e elevati livelli di PCR. E’ stato poi sviluppato un nuovo indice prognostico, denominato ATL.PI modificato. I tassi di sopravvivenza complessiva sono significativamente maggiori nei pazienti sottoposti ad allo-HCT rispetto a quelli non trapiantati nei gruppi a medio ed alto rischio identificati mediante la scala ALT-PI modificata. In Giappone sono stati recentemente approvati due nuovi agenti per i pazienti con ATL, ossia mogamzulizumab e lenalidomide. Si prevede che essi inducano un miglioramento della sopravvivenza in questi pazienti se somministrati in concomitanza del trapianto. In ogni caso una recente analisi retrospettiva ha rivelato che il rischio di GVHD grave, acuta e refrattaria ai corticosteroidi è maggiore nei pazienti che hanno ricevuto mogamlizumab prima dell’allo-HCT, e che questo farmaco potrebbe aumentare i tassi di mortalità correlati al trapianti e ridurre la sopravvivenza complessiva rispetto ai pazienti che non lo ricevono. Le procedure di allo-HCT per i pazienti con ATL aggressivi sono comunque progredite in modo considerevole, ed hanno aiutato a migliorare la prognosi di questi pazienti, ma rimangono diversi problemi da risolvere. E’ necessario un ulteriore sviluppo dell’allo-HCT mediante l’uso di nuovi agenti mirati per il miglioramento dei tassi di cura dei pazienti con ATL. (Front Microbiol. 2019; 10:2235). Fonte: PopularScience |