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Infusione di cellule T ingegnerizzate per il controllo delle infezioni post trapianto
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Cellule T di un donatore, ingegnerizzate con un gene “suicida”, permettono di controllare gli effetti indesiderati della terapia con cellule T, dopo un trapianto di cellule staminali ematopoietiche aploidentiche (aplo-HSCT). Questa è la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori del Baylor College of Medicine di Huston.




La ricerca ha valutato il profilo di sicurezza e la risposta anti-virale in 12 pazienti leucemici sottoposti a deplezione di cellule T, successivo trapianto di cellule staminali ematopoietiche da donatore aploidentico e somministrazione di cellule T del donatore ingegnerizzate per esprimere un “gene suicida” che codifica per la caspasi 9 (cellule IC9-T). Le cellule IC9-T sono state iniettate dopo 30 e 90 giorni dal trapianto.

In tutti e 12 i pazienti, il trattamento con cellule T ingegnerizzate ha consentito una rapida ricostruzione del sistema immunitario e una buona risposta di questo verso 5 virus patogeni (virus di Epstein- Barr, citomegalovirus, virus varicella zoster, herpes virus 6, e virus BK). Sono stati segnalati quattro casi di malattia da trapianto contro l'ospite (GvHD); tutto risolto senza recidive dopo la somministrazione AP1903 / rimiducid. In un paziente in particolare, i sintomi ed i segni della GvHD sono stati risolti entro due ore con una infusione di AP1903. In un altro paziente, con il virus zoster e GvHD acuto, le cellule IC9-T (responsabili del GvHD) a livello del liquido cerebrospinale sono state ridotte del 90% dopo terapia con AP 1903. Da sottolineare che le cellule T recuperate dopo somministrazione di AP 1903, hanno continuato a proteggere contro l'infezione.

La rimozione delle cellule T è raccomandata in corso di trapianto di cellule staminali da donatore aploidentico per evitare il rischio di rigetto, ma d’altra parte, la loro eliminazione comporta anche rischio di infezioni opportunistiche o virali” – spiega Xiaoou Zhou, uno degli autori dello studio. È stato difficile sviluppare un approccio che fosse in grado di risolvere allo stesso tempo questi due problemi. Ma il nostro studio dimostra che l’infusione del maggior numero possibile di cellule T del donatore ingegnerizzate con un gene “suicida”, porta ad un miglior controllo delle infezioni. Abbiamo inoltre dimostrato che in caso si verifichi GvHD, questo può essere controllato rimuovendo le cellule alloreattive con AP 1903/ Rimiducid in vivo e che queste cellule conservano proprietà immunologiche, antivirali e antitumorali.

FONTE: Blood 2015

Redazione Reuters
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)