|
La ricerca italiana regala con i risultati dello studio NI-0501-04una grande speranza di vita ai giovanissimi pazienti affetti da una malattia super-rara, la linfoistiocitosi emofagocitica primaria (HLH), la stessa di cui soffre il piccolo Alex Montresor. Al congresso dell’American Society of Hematology che ha appena chiuso i battenti a San Diego, il professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Oncoematologia e Terapie Cellulari dell’Ospedale ‘Bambino Gesù’ di Roma, ha presentato i risultati di una sperimentazione con emapalumab, un anticorpo monoclonale anti-interferon gamma, risultato efficace nel 70% dei piccoli pazienti trattati
La HLH è una rarissima patologia ereditaria del sistema immunitario che colpisce 2 bambini ogni 100 mila nuovi nati. L’unica speranza di guarigione per questi bambini è rappresentata dal trapianto di staminali ematopoietiche, ma per arrivare a questo traguardo è necessario tenere a bada l’esagerata risposta infiammatoria che caratterizza la malattia. Senza trattamento, la HLH può risultare fatale nell’arco di poche settimane e con i trattamenti attualmente a disposizione, il 40% dei pazienti presenta un esito sfavorevole.
La HLH primaria compare in genere nella prima infanzia, ma a volte colpisce bambini in età scolare e, più raramente, adolescenti o adulti. Nelle persone affette si riscontrano di frequente mutazioni a carico dei geni che regolano la capacità di cellule del sistema immunitario (nella fattispecie linfociti T e cellule natural killer) di uccidere le cellule bersaglio, come ad esempio cellule infettate da virus. Le terapie per l’HLH L’interferon gamma è stato individuato da tempo come possibile target terapeutico; i pazienti con HLH presentano elevati livelli ematici di IFN-gamma. Lo studio NI-0501-04 sull’emapalumab nella HLH E’ attualmente in corso un’ulteriore sperimentazione per testare l’efficacia di emapalumab nelle forme secondarie di HLH, in particolare nei pazienti pediatrici che sviluppano quella forma di HLH conosciuta come MAS (Macrophage Activating Syndrome) nell’ambito dell’artrite idiopatica giovanile sistemica o di altre malattie reumatologiche del bambino. Questa sperimentazione è coordinata dal dottor Fabrizio De Benedetti, responsabile unità operativa di reumatologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
Fonte: Quotidiano.sanita.it |
|||||





